Sono ritornato ieri, in una sorta di viaggio nel tempo..
come se ritornassi da cinquanta anni indietro, ripercorsi con una levataccia alle tre del mattino, quando il primo chiarore si affaccia nel cielo terso. Una notte troppo breve per essere ricordata insieme come gli stessi ricordi di questa avventura..
Bosco di abeti, ombra e silenzio, alberi che chiudono la visione sull'orizzonte con un nero impressionante, il sottobosco vuoto e pulito di rami, sembra irreale con il terreno morbido di muschio verde smeraldo e la sabbia bianca sotto..
Una selva infinita, un solo colore dominante, un verde fortissimo che non muore mai nemmeno quando cerca di arrancare dietro la brevissima notte.
A pochi metri il mare.
Ho visto il Baltico.
E' come lo immaginavo.
Freddo e cupo anche sotto il cielo azzurro e pulito.
Limaccioso e torbido da movimento sembra senza vita, non si vedono barche, uomini, sponde. Si vede un grande unico bosco che cerca di frenare la forza del vento e delle onde. Azzurro contro verde, acqua contro sabbia e legno. Il profumo è incredibile.
Sembra un miscuglio di mondi troppo distanti. Vedi quello che normalmente trovi a duemila metri di altitudine, poggiarsi dolcemente su un substrato di sabbia come farina, sulla riva che urla a ripetizione, fronde che grondano resina e che ospitano ogni genere di animale.
Il paese dopo 20 chilometri di bosco, è sereno e pulito, ordinato in una sorta di pudicità e timore, le case colorate di bianco e disegnate dal nero del catrame sui bordi, i tetti spioventi e marroni, il nord di ogni cosa è verde, il muschio domina dove gli uomini hanno timore. Acqua ovunque, rigagnoli, fiumiciattoli, piccole paludi, zanzare contente come i bambini alle giostre, l'odore del pesce e del sale a volte sembra sporco e nauseante.
Poi il vento si rende conto che esistere è meglio che dormire e ristabilisce le cose...
Alcuni uomini guardano l'acqua marrone del porto nei loro maglioni di lana doppia e preparano improbabili pozioni per le esche, sembra tutto fermo.
Non ci sono suoni, nessun rumore che possa portare alla civiltà, alle auto, al traffico, alla fretta... Semplici colori, semplici volti, semplici odori, tutto avvizzito dal sale e da un cielo immenso, carico di luce anche quando non dovrebbe. Forse nel mondo dello stress è bello avere la luce come unica cosa che non ti dà tregua.
Giugno anomalo, finiscono le scuole e si vedono comignoli tossire fumo bianco, la pioggia pesa come due giorni di febbre, l'alone del carbone sulle case rende tutto più triste ed allo stesso tempo genuino.
15 gradi costanti di temperatura... all'improvviso un'aereo ti porta a Napoli alle 13.45 di un giorno di giugno e trovi una delle giornate più calde del secolo, devi tornare a casa su un pullman troppo grande per questo traffico e mentre disprezzi tutto, pensi a quell'odore di pesce ed al sole che non muore mai...
ancora una volta sogno..
.... di essere stato vivo..